Politica

“Combattere la Lega come fecero i partigiani”: scontro tra Lega e Burlando

Regione Sede Genova

Liguria. Botta e risposta tra la Lega Nord ligure e l’appena rieletto presidente Claudio Burlando che ieri, commentando i risultati del Carraccio, aveva affermato che andava combattuto “come fecero i partigiani”. Dura la replica della segreteria regionale del movimento di Bossi, che attacca: “Il successo alle elezioni regionali e lo spumante dei festeggiamenti hanno dato alla testa al presidente Burlando. Paragonare l’attuale situazione politica alla Liberazione risulta quanto meno azzardato, evidentemente ad andare contromano ci ha preso gusto”.

“La Lega non rappresenta l’invasore, la sinistra non è il Comitato di Liberazione Nazionale e tantomeno Burlando rappresenta un capo della resistenza – sottolineano ancora dal Carroccio – E’ chiaro che dichiarazioni farneticanti di questo tenore possono rappresentare l’istigazione a commettere atti violenti. Purtroppo abbiamo già subito aggressioni sia verbali che fisiche e non vorremmo si passasse il limite con atti di terrorismo di ben altra portata”.

“La Lega – conclude la nota – rappresenta le istanze della popolazione e democraticamente continuerà ad ‘occupare’ il territorio e a far sentire la propria voce”. Sulla stessa linea anche la posizione di Bruno Ravera, uno dei fondatori della Lega in Liguria: “Visti i danni di Burlando e compagni lotterò, assieme ai genovesi che vorranno impegnarsi, per liberare la Regione dai comunisti. Nel 1945 ho partecipato alla liberazione di Genova e del primo sindaco Vanuccio Faralli dalle carceri di Marassi. Non accetto lezioni di storia da uno che la guerra non l’ha vista neanche in cartolina”.

Il neo(ri)eletto governatore, però, getta acqua sul fuoco e chiede “di valutare bene tutto ciò che ho detto”. “Su molte cose abbiamo vedute politiche diametralmente opposte – afferma Burlando – ma proprio perché conosco personalmente militanti e dirigenti della Lega, so che sono diffusi tra loro sentimenti antifascisti. E’ del tutto evidente che ho invitato la sinistra a impegnarsi in una competizione pacifica e democratica”.

“Il mio pensiero – ha aggiunto il presidente – è esattamente opposto a quello che hanno interpretato. Io mi sono rivolto alla mia parte politica affermando che i successi della Lega non si contrastano con gli anatemi, né con i convegni sociologici. Ho poi raccontato del rapporto cordiale che mi è capitato dei intrattenere, pur nella diversità di vedute politiche, con Umberto Bossi”.

Sulla metafora che ha fatto arrabbiare il Carroccio, il presidente spiega: “Ho usato la metafora dei partigiani contro i tedeschi, sempre rivolgendomi alla mia parte politica, per far capire ancor meglio che per avere successo è necessario impegnarsi e fare politica sul territorio, rispondendo ai bisogni dei cittadini. Non ho mai inteso o sottinteso che i leghisti vadano assimilati ai nazisti. Anzi, veramente li ho definiti ‘leninisti’, scherzosamente, per sottolineare le loro capacità organizzative”.