Un’inverno così capita una volta ogni 20-25 anni. Quello di quest’anno è quindi l’inverno che cade al quarto di secolo: lungo, con freddo e piogge persistenti e che si insinua fin sotto la primavera, anche se alcuni cenni di cedimento si potranno cominciare a intravedere già da govedì prossimo. Ma solo per via delle temperature più miti. E il centro-sud avrà la peggio.
Fino alla fine di febbraio insisteranno perturbazioni, anche se l’aria sarà meno fredda mentre, se da una parte ci si avvicina all’equinozio di primavera del 21 marzo e quindi la situazione piano piano dovrà ribaltarsi, dall’altra però si avranno ancora “episodi freddi con perturbazioni frequenti”. L’analisi climatologica, e non meteorologica, è di Giampiero Maracchi, già direttore dell’Istituto di biometeorologia Ibimet del Cnr di Firenze.
“Complessivamente è un inverno abbastanza persistente – ha detto Maracchi – e non un fenomeno temporaneo. Un inverno come questo arriva ogni 20-25 anni e le caratteristiche sono molto simili all’inverno dell’85”. Nelle prossime settimane sarà soprattutto il centro-sud a soffrire di questa condizione persistente di tempo perturbato mentre a breve termine “tra giovedì e venerdì prossimi comincerà ad entrare aria più calda da sud che ci indica come qualcosa comincia a cambiare anche se successivamente non sono esclusi altri episodi di freddo”.
Intanto bisogna armarsi di pazienza, ha suggerito Maracchi, perché fino a fine mese il cielo non promette niente di buono o almeno di significativo per pensare a una svolta verso la bella stagione. Le perturbazioni atlantiche, secondo l’esperto, continueranno a lambire le nostre zone del centro-sud perché quest’anno la rottura del vortice polare fa filtrare queste depressioni più a sud.
“Andando verso l’equinozio di primavera il vortice polare si riduce e ne usciremo fuori – ha spiegato Maracchi – ma con dei fenomeni successivi. La situazione infatti man mano si ribalterà a favore del bello ma ci saranno episodi di freddo e perturbazioni frequenti”.