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Tasso fisso o tasso variabile? Ovvero, come spostare il problema e la sua soluzione

Mutuo

Siamo a Gennaio, notoriamente un mese di bilanci, non solo consuntivi ma soprattutto di previsione, e come da copione, si susseguono moltissime notizie nel tentativo di attirare l’attenzione su quel problema che attanaglia da qualche anno gli italiani, ovvero i tassi, non solo dei rendimenti attesi nel settore degli investimenti, ma soprattutto dei finanziamenti, quello dei mutui in particolare.

Secondo l’Associazione Bancaria Italiana i tassi bancari sui mutui stanno risalendo: a dicembre i prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni, sono stati in media del 2,95%, dal 2,90% di novembre. Di sponda, la Banca d’Italia ha anche pubblicato sul proprio sito un opuscolo informativo che fornisce una serie di informazioni generali sui mutui: ma la domanda è sempre quella, tasso fisso o variabile?

Vorrei quindi da un lato tranquillizzare il lettore sul fatto che l’aumento segnalato riguarda ben 5 centesimi di punto, ovvero 0,05% , quindi impercettibile ed assolutamente fisiologico all’andamento dei tassi, i quali dovrebbero destare eventuali preoccupazioni solo con una variazione decimale o unitaria del proprio valore; dall’altro vorrei però proporre una chiave di lettura alternativa della convenzionale domanda, che non guardasse, SOLO, alla tipologia del tasso, ma alla tipologia del contratto che si stipula con la banca: questo alla luce dell’esperienza fornitaci dall’andamento generale dei tassi di interesse negli ultimi tre anni, ed all’atteggiamento, più o meno generalizzato, che le banche hanno avuto in risposta a quello stesso andamento .

Sulla scorta delle informazioni che davano una continua risalita dei tassi di interesse variabile, ed in prossimità del loro avvicinarsi al livello di quelli fissi, in molti si sono infatti spinti verso il tasso fisso, non solo nel caso di nuovi mutui, ma soprattutto attraverso l’istituto della rinegoziazione o della surrogazione dei mutui in essere, grazie al Decreto Bersani.
Tutto bene fino a settembre scorso, quando grazie alle misure straordinarie (prevedibili) della Banca Centrate Europea, i tassi variabili sono scesi in picchiata, raggiungendo minimi storici assoluti del decennio trascorso: la minima differenza fisso/variabile, si è trasformata in una voragine, con una forbice di oltre il 3% tra i rispettivi valori ; in pratica un mutuo del valore medio di 150.000 euro a 30 anni ha avuto uno scostamento di rata di oltre 300,00 euro .

Considerato che, rebus sic stantibus, risulta purtroppo esservi una difficoltà per molti versi oggettiva degli Istituti di Credito nel consentire, nuovamente, a quei Clienti il ritorno ad un tasso contrattuale variabile , la soluzione non può rimanere che quella di ritornare dal Notaio, ma questa volta memori di alcune considerazioni :
1. il mutuo dei giorni dell’Euro, è un po come un “ mezzo di viaggio” a cui ogni due o tre anni bisogna fare il “collaudo”;
2. nessuno può fare previsioni (attendibili), se non analizzare dati storici e tentare delle elaborazioni;
3. difficilmente le Banche concedono rinegoziazioni multiple dei mutui, soprattutto dal “fisso” al “variabile” ;

Potrebbe risultare quindi interessante porre la propria attenzione su quei mutui c.d. “ multi opzione” o “cambio tasso”, in altre parole : mutui che prevedono già contrattualmente la possibilità di cambiare tasso a scadenze prefissate , possibilmente biennali o triennali . Si potrebbero cosi godere i vantaggi indiscutibili dei tassi variabili di oggi, sapendo già di poter effettuare un cambio a fisso alla scadenza prefissata, e disporre della ulteriore possibilità di tornare a variabile al ritorno della loro convenienza, e cosi a seguire sino alla scadenza del contratto.

Lorenzo Ossum

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