Cronaca

Savona, sciopero lavoratori giudiziari: “Risorse scarse per dare servizi adeguati”

Savona. Nemmeno la pioggia, il vento e il freddo hanno fermato la protesta dei lavoratori giudiziari del Palazzo di Giustizia di Savona che, stamattina, hanno quindi aderito allo sciopero del comparto indetto a livello nazionale. Una manifestazione per dire no ai tagli al sistema della giustizia.

Per far sentire la loro voce i lavoratori del tribunale savonese, così come molti altri colleghi italiani, hanno anche organizzato un presidio, iniziato alle 8 di questa mattina, che sarà portato avanti fino alle 11.

“L’adesione a Savona è piuttosto alta e il numero degli scioperanti è rilevante. Per un bilancio preciso aspettiamo i dati definitivi ma per quello che abbiamo visto possiamo già dire che i numeri sono significativi” spiega Bruno Brignone della Cgil. Secondo le prime stime infatti sarebbero più del 90% dei dipendenti ad aver aderito alla manifestazione.

Una protesta che il personale della giustizia porta avanti per chiedere che venga promossa la loro professionalità e che siano potenziati gli organici.

“Questa volta si vedono unite diverse sigle sindacali e autonome: Cgil, Uil, Flp, Rdb Cub. E’ una svolta, si potrebbe definire storica, ma è arrivata proprio perché si deve raggiungere un’obiettivo comune che è quello della partecipazione di tutti i lavoratori ad una battaglia giusta che ha lo scopo di tutelare non solo i nostri diritti ma anche i cittadini. Con l’ipotesi di accordo firmata solo da altre due sigle, Cisl e Unsa Sag, infatti vengono sottratte delle professionalità e questo danneggia il servizio” aggiunge Mariangela Modaffari della Cgil.

“Il problema più grosso riguarda i tagli del personale, questa ostinata voglia di non assumere ci danneggia molto. Quello che viene detto in televisione non è vero, altro che riforma della Giustizia, se non ci danno i mezzi sarà difficile portare avanti un discorso sull’utenza, sul cittadino e sui servizi che già oggi non sono adeguati. Presumo che andremo sempre peggio se le cose non cambiano. Siamo stufi di essere usati e spremuti senza avere nulla in cambio. Con le risorse che abbiamo non siamo in grado di portare avanti un servizio per i cittadini” conclude Lorenza Munari della Rdb Cub.