Liguria. “Stop al carbone”. E’ questo il titolo del dossier di Legambiente redatto per fornire un quadro completo della situazione delle centrali a carbone in Italia. “Il quadro che emerge dal dossier è quello di un’Italia che dovrà necessariamente giocare sulla produzione termoelettrica la partita strategica per la lotta ai cambiamenti climatici, visto che si tratta del settore che emette la maggior quantità di gas a effetto serra” spiegano da Legambiente.
“Nel 2007 le centrali termoelettriche, infatti, hanno rappresentato il 29% circa delle emissioni totali (159 milioni di tonnellate di CO2 sul totale di 553) e sono aumentate rispetto al 1990 del 17,6%. Il carbone, oggi ritenuto pulito ed economico, rappresenta quindi il maggiore pericolo che il nostro Paese ha di fronte se vuole raggiungere gli obiettivi previsti dall’Unione europea che impone all’Italia una riduzione vincolante del 5,2% rispetto al ‘90 (coerente con il -6.5% di Kyoto) da raggiungere entro il 2020” proseguono ancora gli esperti dell’associazione.
“Ma a conti fatti, se dovessero entrare in funzione, tutti i progetti avviati e ormai conclusi (Civitavecchia), autorizzati fino ad oggi (Fiumesanto, Vado Ligure e Porto Tolle, a cui aggiungiamo Saline Joniche) o ipotizzati (Rossano Calabro), a regime si produrrebbero in più quasi 39 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, a fronte dell’impegno preso dall’Italia idi ridurre le sue emissioni di gas serra di 60 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2020” aggiungono da Legambiente.
Nel dossier “Stop al carbone” grande spazio è dedicato alla Liguria visto che sul suo territorio sorgono tre impianti, oltre alla centrale di vado Ligure nel mirino sono finiete anche quella di Genova e quella di La Spezia. Dopo il parere favorevole alla costruzione di un nuovo gruppo a carbone della centrale di Vado Ligure rilasciato nel 2008 dalla Commissione nazionale VIA, gli Enti locali hanno fatto seguire, al parere negativo più volte espresso e rimasto inascoltato, un ricorso al Tar del Lazio.
A fine 2009 la Regione Liguria e i Comuni di Vado Ligure, Quiliano e Savona hanno presentato il ricorso per ribadire il ruolo degli Enti locali sull’argomento e l’assoluta incompatibilità dell’ampliamento della centrale con i Piani regionali dell’Energia e della qualità dell’aria. “Il nuovo gruppo da 460 MW che la Tirreno Power vorrebbe realizzare aggiungerebbe – ai 4,3 milioni di tonnellate di C02 del 2008 – altri 2,4 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno” osservano da Legambiente.
L’impianto termoelettrico a carbone più climalterante del Paese si conferma la centrale Enel di Cerano – Brindisi Sud (14,9 Mt di sforamento in milioni di tonnellate di CO2), seguita dall’impianto Enel di Fusina (4,8) e da quello Tirreno Power di Vado Ligure (4,3).
“Oltre ad andare contro qualsiasi logica di sostenibilità ambientale – commenta Stefano Sarti, Presidente di Legambiente Liguria – il progetto si pone in antitesi rispetto alle richieste portate avanti sin dalla fine degli anni ‘80 dai cittadini. Al contrario, come sosteniamo da sempre, bisogna uscire definitivamente dalla dipendenza dal carbone nella Provincia di Savona”.
“Il depotenziamento e la metanizzazione di tutta la centrale costituiscono un’alternativa di gran lunga preferibile ai piani industriali di Tirreno Power, che con il carbone farebbe un pessimo investimento sia in termini ambientali che economici per quello che riguarda il futuro della zona e dell’intero paese. Al carbone è associata anche la produzione e l’emissione di polveri che mettono a rischio la salute dei cittadini del comprensorio, bene hanno fatto per questo gli Enti Locali a fare ricorso al Tar” conclude Sarti.