Cronaca

Caso “don Lu”, Ciangherotti: “Poche prove e troppe parole sui giornali”

Eraldo Ciangherotti

Albenga. All’indomani dell’incidente probatorio che ha avuto come protagonista l’undicenne accusatrice di don Luciano Massaferro, il parroco alassino sopettato di aver bausato della minore, Eraldo Ciangherotti, presidente di Federvita Liguria, fa alcune considerazioni in merito.

“La storia del sacerdote molestatore è diventata ogni giorno uno show mediatico pazzesco, mentre un prete rimaneva rinchiuso in una cella al Carcere di Chiavari con altri sette detenuti, loro si professionisti del crimine – dice con forza Ciangherotti -. L´obiettivo era, “così ci è parso”, che il sacerdote confessasse, al limite anche ciò che non aveva commesso. Garantisti e colpevolisti anche tra le pagine dei giornali locali. Siamo arrivati, dopo un mese dall´arresto, all’incidente probatorio”.

“La bambina – continua Ciangherotti – si è contraddetta parecchie volte, tanto da risultare inattendibile per gli addetti ai lavori. Non solo per i legali, ma anche per i consulenti tecnici. E se questo viene dichiarato alla stampa, dopo che per un mese su Don Luciano Massaferro sono stati strillati mostruosità da macello, allora arriva la risposta stizzita di chi dice che sembra “palese una scelta di processo condotto rapidamente attraverso le dichiarazioni ai media più che con gli strumenti che la legge fornisce per dibattere il caso dentro questi uffici e aule”, come ha dichiarato lo stesso procuratore Granero. Il commento spiritoso su un giornale online di un tale che dice che “sono uscite più notizie dalla procura in questi giorni che le auto passate sull´A10″ fa riflettere”.

“Qualcosa non torna sottolinea Ciangherotti -. Per una vicenda, il reato della molestia in questione, avvenuto ad aprile dello scorso anno, si è provveduto solo a fine dicembre ad un arresto eclatante, senza alcuna prova certa ma solo sulla base di indizi che a noi sembrano ancora oggi privi di riscontro. Dove è finita la testimonianza ultra attendibile della minore? Dove sono andate le perizie incriminanti sui vari pc nella disponibilità del sacerdote, che avrebbero dovuto contenere materiale pedopornografico? Dove sono le testimonianze dei parrocchiani che avrebbero denunciato medesimi atti di molestia a carico dei loro figli? A noi sembra che sulla questione adesso debba calare definitivamente il silenzio mediatico. Ma non prima di aver tributato al sacerdote vilipeso e calunniato, il giusto spazio per raccontare quella che ormai appare la verità”.

“E´ stato massacrato un uomo senza che venissero prodotte prove certe ed inequivocabili della sua colpevolezza. Magari ci sarà pure un rinvio a giudizio, per stemperare e diluire l´approssimazione della questione. Ci auguriamo che venga riabilitata la figura dell´uomo e del sacerdote che con troppa velocità si è visto appiccicare l’etichetta di molestatore e pedofilo . Ci auguriamo, inoltre, che la giustizia nei tempi più brevi possibili concluda la fase dell´inchiesta e, se ha sbagliato, abbia il coraggio di chiedere scusa. Altrimenti non esiti a rendere palesi le prove che inchioderebbero Don Luciano”.