[thumb:14587:l]Se fosse rimasto aperto molto probabilmente anche Fulvio Pierangelini e il suo ‘Gambero Rosso’ – come l’anno scorso – sarebbe nell’empireo della gastronomia italiana delineata dalla Guida 2010 ‘I Ristoranti d’Italia de L’espressò (pp.848, 22 euro), presentata oggi a Firenze dal curatore Enzo Vizzari. Fatto sta che la sua chiusura – nella scia di quello che Vizzari ha definito l’anno “orribile” della gastronomia – porta a tre, con 19,5/20 punti, i ristoranti che sono al top del baedeker: ‘Vissani’ a Baschi (Tr), ‘Le Calandre’ di Massimiliano Alajmo a Rubano (Pd) e ‘La Francescana’ di Massimo Bottura a Modena. Dopo loro, altri 12 con un punteggio che scende fino a 18/20, completano il quadro dell’eccellenza dei ‘tre cappelli’ (senza alcuna new entry) disegnato dalla Guida. Il 2009 – ha spiegato Vizzari – è stato “un annus horribilis” a causa della crisi e “non è affatto detto – ha aggiunto – che nel 2010 le cose cambieranno in meglio”.[image:14587:r]
Per quanto riguarda la ristorazione ligure la provincia di Savona si conferma la numero uno in Liguria. La graduatoria dell’anno scorso con 7 ristoranti nella top 10 è rimasta invariata. Secondo la guida i migliori ristoranti della provincia sono “Conghiglia” di Varigotti e l’ “Arco Antico” di Savona che totalizza 16/20. Al secondo posto il ristorante vadese “Fornace di barbablù” 15.5/20. Terzo posto ex equo per “A Spurcacciun-a” (Savona), “Baia del Sole”, “Palma” (Alassio), Claudio (Bergeggi) e “Doc” (Borgio verezzi) con 15/20.
Anche per la ristorazione, insomma, il 2010 si presenterà come “l’anno della resa dei conti e della svolta”. Con poche certezze: la prima delle quali – ha spiegato Vizzari – è quella “di dare la miglior qualità possibile, in termini di cibo, di cantina, di servizio, di ambiente, al minor prezzo possibile”. Eppure in tempo di crisi la cucina italiana, a giudizio della Guida – da quest’anno è anche in versione “mobile” su iPhone con la relativa localizzazione – in Italia “si può mangiare addirittura meglio di ieri nei locali buoni e ottimi, mentre si é accentuato il divario fra la fascia alta e quelle medio-bassa e bassa”. Tempi poco propizi “all’esplosione di clamorose novità”, né “per l’affermazione di talenti emergenti, né per l’apertura di nuove frontiere ‘creative'”. Insomma, tempi da “valori sicuri”, senza improvvisazioni con il “ridimensionamento nella corsa esagerata al lusso”.