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I prodotti della Liguria per l’esercito dei buongustai italiani

Eccomi di ritorno dal mio viaggio di nozze. Chi è curioso di sapere come sono i vini sudafricani dovrà attendere qualche giorno ancora per conoscere il mio modesto parere, perché vorrei prima di tutto ringraziare l’associazione “Amici di Peagna” non tanto per l’immeritato invito fatto a me e al mio collega Andrea Carpi in veste di ospiti nella serata culturale “Enogastronomia ligure: tradizione e professionalità”, quanto per il lavoro che svolge nel promuovere l’editoria e la cultura ligure.

L’associazione è organizzatrice dell’annuale “Rassegna regionale dei libri di Liguria”, con temi sempre interessanti.
“Amici di Peagna” ha la volontà di uscire dal provincialismo e recuperare due coordinate essenziali della cultura: la vocazione europea dell’antica etnia dei Liguri e il concetto di “mediterraneità”, punto forte della politica della Repubblica di Genova sopratutto in rapporto alle vicende economiche che la nostra Regione affronta nella realtà attuale, spesso in forma di forti flussi migratori del bacino mediterraneo, economia turistica, riqualificazione culturale, riconquista di relazioni europee con regioni di frontiera affini a noi per lingua, istituzioni storiche, interessi aspirazioni morali. Un’associazione meritoria che ogni anno fa incontrare al pubblico scrittori, studiosi, artisti e tutti i soggetti che fattivamente lavorano per lo studio, la ricerca e la promozione del nostro territorio e della nostra cultura.

Il professor Francesco Gallea ha moderato egregiamente la serata e dal confronto con il sommelier Ais Antonello Maietta autore del bellissimo libro “Vini di Liguria – Vinidamare” e con Mattia Noberasco, rappresentante dell’ultima generazione alla guida dell’importante azienda ha offerto ad un pubblico numeroso un bello spaccato dello “stato dell’arte” di questo comparto produttivo ligure. E proprio legato a questo ricollego una notizia del Corriere della Sera intitolata “No ai fast-food, salutisti con misura: ecco i buongustai nell’era di Internet”. Dalla ricerca emerge che i buongustai in Italia sono “milioni e sono esigenti, attenti, informati. Leggono e confrontano le guide, ma si preparano soprattutto su Internet (40%), dove si scambiano pareri o si confrontano in accese polemiche. E rifiutano le diete. Sono i nuovi adepti italiani della buona cucina e del buon bere: un esercito di consumatori – 4,5 milioni, il 9,8% della popolazione – dai gusti ben definiti, che cresce al ritmo di 250 mila nuovi arruolati l’anno”.

I dati dimostrano come “i nuovi buongustai amino la tradizione ma non siano tradizionalisti, come sappiano non solo mangiar bene ma comprar bene, come siano puntigliosi, preparati, critici ma anche entusiasti e pronti a far scattare il passaparola quando scoprono e testano una cucina degna di nota. Ricercano ‘un giusto equilibrio tra qualità e prezzo’ (93,2%) ma si dicono disposti a ‘spendere di più per alcuni prodotti alimentari di alta qualità’ (82,4%) e in generale sono meno ossessionati da ‘convenienza e risparmio’ (solo il 42%). Quando fanno un acquisto alimentare, prestano ‘attenzione non solo al sapore del cibo ma anche all’impressione che se ne riceve’ (92,8%) e cercano informazioni sulle ricette (85,9%), sui valori nutrizionali (85,1%) e su storia e cultura gastronomica (80,4%).

Grande attenzione, negli acquisti, all’elenco degli ingredienti nell’etichetta (91,5%), all’origine geografica del prodotto (89,8%) e ai marchi di tutela come il Dop, il Doc e l’Igp. Ecco, la ricerca evidenzia un mondo che la Liguria deve richiamare a sé. Sono questi 4,5 milioni di potenziali clienti il mercato al quale le istituzioni, tutto il comparto agricolo e il mondo della ristorazione devono guardare con interesse.

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