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Giocatrice impossibilitata a svincolarsi: scoppia il caso nel volley

Sport - prima parte

[thumb:5623:l]Alassio. Uno spiacevole caso scuote l’ambiente della pallavolo savonese. Protagonista, suo malgrado, è la giovane giocatrice Roberta Rossi, la cui vicenda è girata per tutta l’estate nel mondo del volley locale. Ora la famiglia ha deciso di renderla pubblica, nella speranza che ciò possa portare ad una soluzione.

L’atleta, classe 1992, risulta tesserata presso la società Quiliano Volley dai tempi del minivolley e all’interno della medesima ha sempre giocato. Da due anni a questa parte ha più volte dichiarato la sua volontà di cercare altre società con cui giocare perché insoddisfatta della situazione che si stava delineando all’interno del sodalizio di appartenenza e che ha causato il progressivo allontanamento dalla stessa da parte delle atlete più giovani.

Non più tardi dell’anno scorso la squadra partecipante al campionato di Prima Divisione non ha terminato la stagione costringendo la società al ritiro alla fine del solo girone di andata. Lo stesso gruppo in cui era cresciuta la Rossi si era già disgregato a suo tempo fuggendo in massa verso la limitrofa società Sabazia, evento di cui parlarono diffusamente anche i media. Due stagioni fa la società quilianese si aggiudicava il titolo provinciale nella categoria Under 14 e oggi, di quel gruppo, rimaneva una sola giocatrice peraltro ceduta quest’anno in cambio di tre ragazze che permettessero di disputare il campionato di serie D.

Il settore giovanile biancorosso si è quindi nel tempo assottigliato ma Rossi, nonostante fosse anch’essa insoddisfatta, aveva mantenuto il suo impegno verso la prima squadra costringendosi a sacrificare i vari campionati giovanili giocati solo saltuariamente. In realtà una possibilità di “fuga” le era arrivata a 14 anni tramite la società Vicenza, militante in serie A, ma la ragazza non se l’era sentita di accettare la proposta di trasferimento. Lo stesso anno partecipava per la prima volta al Trofeo delle Regioni nonostante fosse “sotto età” e, infatti, replicava l’anno successivo.

A giugno di quest’anno è stata chiesta “in prestito” per un torneo dalla società Alassio Volley, attraverso il suo professore di Educazione fisica nonché allenatore alassino. Roberta ha accettato con entusiasmo e, una volta ottenuto il consenso dalla sua società, ha partecipato a qualche seduta di allenamento in preparazione del torneo. Durante questo periodo ha scoperto un ambiente sportivo che le piace e un gruppo di lavoro che la soddisfa e che le fa ritrovare quell’entusiasmo e motivazioni che, in particolare nell’ultimo anno, l’avevano abbandonata.

Qui inizia il “caso”, perché l’Alassio Volley, sollecitata dalla ragazza e dalla famiglia, la richiede “in prestito” al Quiliano dimostrandosi disponibile ad indennizzare il presumibile danno o, in alternativa, a rilevarne il cartellino. La risposta negativa arriva subito, seguita da una serie di scambi epistolari non propriamente gradevoli. La ragazza si irrigidisce e dichiara la sua indisponibilità a giocare la prossima stagione sportiva nelle file del Quiliano, come peraltro già ampiamente anticipato prima del termine del campionato dello scorso anno.

Per evitare situazioni spiacevoli la famiglia si vede costretta a contattare un legale a cui affidare il compito di trattare, anche perché, nel frattempo, l’intromissione di persone estranee alla realtà di palestra rende sempre più teso il rapporto tra le parti. Una volta realizzata la ferma volontà dell’atleta, il Quiliano Volley le offre la possibilità di spostarsi temporaneamente in altre società, ovviamente di proprio gradimento, dichiarando il proprio veto a cedere giocatori a squadre partecipanti al suo stesso campionato, posizione peraltro sconfessata dall’avvenuto trasferimento di un’ex compagna di squadra di Rossi ad una concorrente dello stesso girone.

Il risultato è che da giugno la ragazza resta ferma, non avendo chiaramente ottenuto la possibilità di allenarsi ad Alassio come avrebbe voluto e non avendo nessuna intenzione di rientrare nella palestra di origine. Le possibilità di “svincolarsi” sono poche, visto il regolamento federale, ma l’atleta è disposta a sospendere per tutto l’anno, e non solo, se necessario, l’attività pallavolistica con un notevole danno psicologico personale ed una sostanziosa perdita per il mondo del volley ligure già non prodigo di talenti.