E’ verosimile sostenere che mai come in questi ultimi due anni, le Istituzioni del nostro paese siano state così prolifiche di leggi, decreti, interpretazioni, risoluzioni, accordi, altresì attente ad uno degli argomenti di maggiore interesse: i mutui. A testimonianza del diffuso senso di attenzione a questo argomento a livello sociale, è interessante notare che Google Zeitgeist ha riportato tra le più ricercate in Italia proprio la parola “mutuo”, classificandola al nono posto.
Dal 2007 in poi, si sono quindi susseguiti la Legge Bersani, che ha dato un notevole impulso al mercato ed alla concorrenza, il Decreto Tremonti, che ha posto l’accento sulla possibilità della rinegoziazione convenzionata, passando attraverso una serie di risoluzioni della Agenzia delle Entrate e del Territorio, che hanno chiarito aspetti tecnici e fiscali connessi alla operatività previste dalla normativa , per giungere fino alla assunzione da parte del Governo del carico del maggior costo sostenuto oltre la soglia del 4% dei tassi di interesse applicati nel cd. Decreto Anticrisi, unita alla istituzione di Osservatori Finanziari su base regionale , e coordinamento Prefettizio per monitorare l’accesso al credito.
Dal canto loro le Banche hanno svolto un ruolo decisivo, spingendosi sino al punto di concedere, ai mutuatari in difficoltà, la sospensione del pagamento delle rate, e variegando la propria offerta e la gamma di quei prodotti, per i quali la Casa rappresenta un elemento dinamico di accesso al credito.
Comune denominatore a queste iniziative, l’andamento generale dei tassi di interesse, caratterizzato come noto, da una forte componente di volatilità, manifestatasi in tutta evidenza nel settembre dello scorso anno, e dove i mezzi di comunicazione hanno svolto un ruolo determinante, sacrificando sull’altare dello share e della notizia una corretta informazione, basata spesso su dati momentanei, che avrebbe dovuto anche tenere in debito conto una componente statistica riferita al decennio trascorso: grazie alla portabilità, si è così assistito prevalentemente al passaggio da un tasso variabile ad un tasso fisso, con un modesto ricorso all’istituto della rinegoziazione convenzionata, e una minima richiesta di sospensione della rata; mancano ovviamente dati oggettivi per conoscere l’entità della recente manovra del tetto al 4%.
La diminuzione degli indici dei tassi variabili, favoriti dalla diminuzione del tasso Bce, ha oggi ribaltato diametralmente la situazione, con tassi fissi mediamente al 5,70%, e tassi variabili prossimi al 2%, con evidenti e importanti differenze sulla rata.
Lorenzo Ossum
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