Cronaca

Finale Ligure, quintali di alimentari scaduti in un hotel a tre stelle

Colazione hotel

[thumb:11715:l]Finale Ligure. Scatole di piselli, cipolle e salse scadute da tempo e probabilmente impiegate in cucina per essere servite in tavola a ignari turisti, insieme a carne e pesce di malcerta provenienza. Brioche ormai in cattivo stato di conservazione che forse avrebbero fatto la loro comparsa nel buffet delle colazioni. E molte altre derrate alimentari mantenute in ambienti privi di prescrizioni igieniche.

E’ quanto hanno scoperto in un albergo gli agenti della polstrada, con l’aiuto degli specialisti del Dipartimento di Prevenzione dell’Asl, nel corso di una rapida indagine che ha preso le mosse da un fatto incidentale: il normale controllo di un autocarro da parte di una pattuglia. Nel carico del veicolo, fermato ieri sera a Finale Ligure, il personale della polizia stradale ha trovato scatole di legumi, verdure, ortaggi e latte di pelati con data di scadenza tra il 2004 e il 2005. La merce ormai deteriorata è stata subito posta sotto sequestro.

Il proprietario dell’autocarro, titolare di un hotel tre stelle nel centro finalese, ha dovuto accompagnare gli agenti nella struttura ricettiva. Qui, l’inquietante scoperta è proseguita: ancora confezioni di alimentari scadute da tempo e carne e pesce congelati privi di obbligatoria etichettatura.

L’accertamento, però, non si è limitato agli scantinati dell’hotel, peraltro classificato tre stelle, ma è proseguito nella villetta dell’albergatore, dove gli investigatori hanno rinvenuto (a pianterreno) pacchi di brioche mal conservate, celle frigo con prodotti surgelati in parte privi di etichettatura, altre derrate in cattivo stato. L’abitazione è stata messa sotto sigilli in attesa di verifiche più approfondite da parte dell’Asl.

La polstrada del distaccamento di Finale, sotto il coordinamento del comandante Paolo Romeo, ha denunciato a piede libero il titolare dell’albergo, Emanuele I., di 76 anni, la moglie Silvana M., di 64, e la figlia Emanuela I., 34. I tre si sono difesi sostenendo che tutta la merce (sarebbero alcuni quintali, per un valore di centinaia di migliaia di euro) era destinata ad essere gettata via. Di opposto avviso gli inquirenti, per i quali i responsabili dovranno rispondere di commercio di sostanze alimentari nocive e adulterate.