Economia

Calice Ligure, chiusura Villa Alfieri: la spiegazione del sindaco

Villa Alfieri, Calice Ligure

[thumb:11760:l]Calice Ligure. Villa Alfieri, centro privato di riabilitazione cardiologica a Calice Ligure, chiuderà definitivamente i battenti. Sembra non esserci sbocco al destino per la struttura, la cui attività è sospesa per il mancato rinnovo della convenzione Asl. I dipendenti, una ventina tra diretti e indiretti, rimangono nel limbo dell’incertezza, mentre i pazienti cardiopatici protestano per l’interruzione delle cure.

La commissione competente dell’Asl 2 Savonese ha giudicato la struttura “carente di requisiti” per proseguire l’attività. Le mancanze sarebbero molteplici, a partire dall’assenza di un montalettighe che già da tempo la dirigenza sanitaria provinciale aveva indicato come indispensabile.

“La mancata realizzazione del montalettighe – precisa il sindaco di Calice, Gio Batta Decia – non è certo da imputare al dell’urbanistica dell’Ufficio Tecnico del Comune: gli atti sono verificabili al protocollo. Non spetta all’amministrazione comunale indicare il tipo di attività che si può svolgere in quella struttura. Per questa ragione alla richiesta di cambiamento di destinazione d’uso da parte del titolare del centro, necessaria per ottenere l’accreditamento da parte dell’Asl, il Comune si è rivolto alla commissione competente dell’Asl stessa, la quale ha dato parere negativo. Preso atto di questo parere, mio malgrado, non ho potuto rilasciare l’autorizzazione richiesta”.

Lo scorso 6 aprile era stata convocata una riunione d’urgenza, cui avevano partecipato il coordinatore della commissione tecnica per la verifica dei requisiti per l’accreditamento delle strutture sanitarie e socio-sanitarie della Regione Liguria, Giorgia Auteri, il direttore dell’Asl 2, Flavio Neirotti, il direttore sanitario di Villa Alfieri, Giambattista Ghigliazza, e le segreterie sindacali di Cgil, Cisl e Uil insieme a quattro dipendenti del centro di riabilitazione. Ma dall’incontro non erano uscite prospettive precise per risollevare le sorti del presidio specialistico. L’unica alternativa, pare, sarebbe la trasformazione della struttura in centro socio-sanitario sullo stile delle residenze protette.

Il primo cittadino De Cia respinge le accuse di inerzia, avanzate fra gli altri dal consigliere regionale Pietro Oliva. “La decisione assunta dall’Asl lo scorso 16 gennaio – afferma De Cia – è stata prontamente comunicata al titolare della struttura dandogli la possibilità di presentare integrazioni o osservazioni al fine di un riesame della pratica. Pertanto il mancato accreditamento da parte dell’Asl è da imputare al responsabile della struttura per l’assenza dei requisiti a lui ben noti e a lui spetta trovare la soluzione del problema”.