Lettera al direttore

Politica

Alassio, replica del sindaco Melgrati al consigliere Iebole

Leggo sulle pagine dell’Alassino l’intervento dell’ex Consigliere di minoranza Iebole in Consiglio Comunale. Non potendo accedere ancora alla registrazione della mia risposta in aula, provo a riassumerla. Il sig. Iebole quando parla di una mia presunta incompatibilità e di abusi edilizi in zona di vincolo ambientale si riferisce al progetto da me redatto per cercare di “salvare” due discoteche cittadine, le Vele e il Joy. Premetto che gli abusi, per i quali è stato richiesto condono edilizio, sono stati realizzati quando io non mi occupavo della pratica, non ero né progettista né direttore dei lavori, quindi nessuna mia responsabilità. Il mio interessamento progettuale, a posteriori, è teso a cercare di salvare queste due attività che sono il fiore all’occhiello dell’offerta turistica per i giovani ad Alassio, e questo deve essere un vanto e non una colpa.

Diversamente dal chiedere in concessione una spiaggia comunale, quella del Grand Hotel appunto, non per una cooperativa di disoccupati, come aggiustando il tiro si è dichiarato poi, ma per sé stessi, come ha fatto l’ex consigliere Iebole. E comunque la concessione della spiaggia del Grand Hotel rimarrà in capo al Comune, e verrà concessa in regime di subconcessione (45 bis), per il periodo stabilito dalla convenzione, alla società che gestirà il Grand Hotel; e non potrebbe essere diversamente, per il prestigio della struttura, un albergo a 5 stelle, unico in provincia di Savona; concessione che comunque è sempre stata, nella storia, legata al Grand Hotel, fino all’acquisto del Comune.

E’ vero che io progetto ad Alassio; è il mio lavoro, e la legge me ne concede facoltà; giro con un Jaguar, peraltro acquistata di seconda mano, vecchia di 8 anni; la mia famiglia mi ha messo nella possibilità di avere una posizione economica invidiabile, frutto di generazioni di lavoratori: Tutto quello che hanno e che mi hanno trasferito lo hanno sudato con il proprio lavoro e la propria intelligenza; e chi ha conosciuto i miei nonni, mia zia Jolanda e conosce i miei genitori sa che hanno dedicato la vita al lavoro, concedendosi ben pochi svaghi; e chi mi conosce sa che non mi trova mai al bar, ma al mattino, dopo aver fatto il giro dei cantieri del Comune, mi trova al lavoro nell’ufficio del Sindaco, disponibile a ricevere tutti, ad ascoltare tutti, a cercare di risolvere i problemi, e al pomeriggio nel mio ufficio di architetto, a lavorare. Forse è questo che provoca fastidio; e se mi posso permettere una cosa è perché me la sono guadagnata, con il mio lavoro. E la villa dove vivo altro non è che un rustico esistente, di proprietà della mia famiglia da tempo, che ho ristrutturato, credo con capacità e gusto, senza aggiungere un centimetro quadrato, a 15 minuti di strada, peraltro disagiata, stretta e sconnessa, dalla città, e non un alloggio in centro.

E quando il consigliere Iebole mi ha definito “affarista” in consiglio comunale, io lo ho sfidato a indicare un affare, uno solo, dove io ho partecipato in questi anni dal 93 a oggi, da quando sono entrato in amministrazione; è stata una mia scelta, di cui vado orgoglioso, ma il sig. Iebole non ha saputo replicare, perché non avrebbe potuto. Io sono cristallino, e posso permettermi anche con la magistratura di usare toni forti, come nella questione del sequestro dei dehors e del Grand Hotel, proprio perché non ho scheletri nell’armadio; mio nonno diceva sempre: “male non fare, paura non avere”, e questo è il mio credo.

Se il Grand Hotel non è ancora aperto è solo perché questa minoranza becera, invidiosa e gretta ha fatto di tutto per mettere i bastoni tra le ruote dell’amministrazione e della Fincos, usando la magistratura che prima sequestra e poi dissequestra, ingenerando confusione, tanto nessuno paga mai per gli errori dei magistrati, distratti da personale inquirente che non conosce o non vuole o non sa approfondire, o comunque soltanto perché in Italia è tutto sempre complicato. E se non è ancora aperto è perché gli strascichi giudiziari, la complessità delle pratiche, il calcolo difficile della sanatoria hanno fatto sì che ancora non ci sia la parola fine sulla vicenda, anche se è tutto approvato dalla “Conferenza dei Servizi”. I fatti mi hanno dato ragione, e la conferenza dei servizi ha dimostrato che le scelte che la Giunta ha fatto erano giuste. E’ vero poi che la Fincos ha chiesto una cifra esorbitante al Comune, ma è altrettanto vero che i tecnici dell’Alta Sorveglianza, preposta dal Comune a controllare i lavori, hanno contestato punto per punto i maggiori costi che la società Fincos dice di aver sostenuto, e comunque alla fine si faranno i conti. Certo, la minoranza avrebbe preferito che, alla prima richiesta di maggiori costi della Fincos, si fermassero i lavori, si fosse lasciato un buco nel centro termale e sulla piazza, e poi fosse iniziata una bella causa che chissà quanti anni sarebbe durata, con i danni economici, allora sì, di immagine e commerciali che non oso nemmeno immaginare; e tutto questo per tagliarsi gli attributi per far dispetto alla moglie, che poi sarei sempre io, il nemico, l’odiato, quello che piace alla gente per il suo modo di fare e per i risultati che ottiene, magari un poco sopra le righe, un poco guascone, un poco “lombardo” anche se nato ad Alassio da padre nato ad Albenga, cosciarello, che parla come prima lingua il dialetto di Alassio, come tutti quelli nati prima della guerra; quello che ho fatto da assessore prima e da Sindaco poi ha cambiato faccia, in meglio a questa nostra amata città; ma qualcuno si ricorda come erano le passeggiate, la via Torino, la via Cavour, via Garibaldi, i vicoli, la piazza Partigiani, ricoperti di asfalto e infestate dalle automobili, o tutti hanno bisogno di fosforo? Il problema, caro compagno ex consigliere di minoranza Iebole, è che i nostri concittadini se lo ricordano, e se lo ricordano bene!

Ma la verità è che ad Alassio esisteva uno scandalo, il Grand Hotel, chiuso, fatiscente e avvolto dai rampicanti, abitato da tossici, extracomunitari e topi, e adesso è una realtà a 5 stelle che sarà il vanto della nostra ricettività turistica, con una piazza che è bella e che sarà ancora più bella quando sarà arricchita dal verde del progetto dell’Università di Genova, con un centro talassoterapico termale che rilancerà la stagione turistica anche in inverno, e di tutto questo io ne sono fiero, e rifarei tutto quello che ho fatto; d’altronde, il fine giustifica i mezzi, e questa frase non la ho inventata certo io. La minoranza è figlia di una mentalità politica che ha portato, una volta che il Sindaco Pelle, con una felice intuizione, comprò il Grand Hotel nel 1968, a lasciarlo abbandonato per 40 anni, manifesto dell’incapacità decisionale, dell’ignavia e della pochezza di idee di almeno una generazione di Sindaci, assessori e amministratori. Comunque io credo che potrò essere fiero di inaugurare il Grand Hotel et d’Alassio, il centro talassoterapico più grande d’Europa, come sono stato fiero di inaugurare la Piazza Partigiani rinnovata, e ai miei figli potrò sempre dire: ragazzi, queste cose le ha volute e realizzate con forza il vostro papà, perché nella vita si fanno i fatti e non le chiacchiere; e loro ne saranno fieri, come io ne vado fiero. Io voglio bene alla mia città e lo ho dimostrato, per altri non è così, vogliono bene solo alle loro tasche, o almeno questo a me appare.

Il sindaco di Alassio Marco Melgrati