[thumb:1249:l]Fare gli imprenditori in tempi di crisi non è facile: calano infatti le imprese individuali, ma il bilancio delle piccole e piccolissime attività imprenditoriali nel 2008 evidenzia una migliore tenuta per le imprese guidate dalle donne rispetto a quelle con a capo uomini. A fotografare lo stato di salute della piccola imprenditoria sono Unioncamere e InfoCamere sulla base dei dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio.
Se lo scorso anno le poltrone dei piccoli imprenditori individuali si sono ridotte complessivamente dello 0,91%, quelle occupate da donne hanno infatti limitato le perdite allo 0,84%, mentre quelle occupate da uomini sono calate dello 0,94%. Uno su quattro dei titolari di ditte individuali è donna (il 25,5% del totale nel biennio 2007-2008). Alla fine del 2008 erano complessivamente poco meno di 900 mila le donne alla guida di queste piccole e piccolissime imprese, presenti soprattutto nel commercio, nell’agricoltura e nei servizi, dove si concentra complessivamente il 72% di tutte le “poltrone” rosa rilevate dall’indagine.
I settori caratterizzati da una presenza preponderante di donne alla guida di imprese individuali si confermano quelli della sanità (le donne rappresentano il 66,4% del totale dei titolari) e dei servizi alla persona (59,1%). Presenze significative si registrano anche nell’istruzione (41,6%), negli alberghi e ristoranti (40,5%), e nei servizi alle imprese e agricoltura (rispettivamente 30,9 e 30,7%). Considerando solo i settori quantitativamente più rappresentativi, questo piccolo esercito è resistito relativamente meglio dei colleghi uomini in particolare nei servizi alle imprese (+2,9% di titolari donne a fronte del 2,3% dei colleghi uomini), nei servizi alla persona (+1% a fronte della crescita zero degli uomini), negli alberghi e ristoranti (+0,37% contro +0,1%), nella sanità (+5,1 contro -2,1%).
Significativo anche l’aumento di titolari donne nel settore delle costruzioni (+6,9% contro il +1,1% degli uomini). Sono state invece più dure per le donne le conseguenze della crisi in settori tradizionali quali il commercio (-1,5% le titolari donne, contro il -1,2% degli uomini) e le attività manifatturiere (-2,1% contro -1,8%), mentre decisamente negativo è stato il bilancio rosa in un settore a forte concentrazione di piccole imprese femminili come quello dell’istruzione (-8,1% rispetto al +0,9% degli uomini).
A livello geografico, il bilancio regionale del 2008 si chiude con il segno positivo per le donne imprenditrici della Lombardia e della Calabria, rispettivamente aumentate dello 0,27% e dello 0,24% rispetto all’anno precedente. In tutte le altre regioni il bilancio è stato quantitativamente negativo ma, in 14 regioni su 20, le titolari donne hanno tenuto le posizioni meglio dei colleghi uomini. Soltanto in 6 casi (Basilicata, Campania, Lazio, Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta), i titolari maschi hanno fatto meglio.