[thumb:10985:l]Savona. Oltre il danno, rischiano la beffa. I risparmiatori che hanno affidato i propri investimenti ai falsi promotori finanziari Alberto Castellino e Maurizio Ghiso hanno anche firmato, con la lusinga di accaparrarsi super interessi mensili, una scrittura privata che facesse da accordo contrattuale per l’intermediazione finanziaria. Un atto che, però, ora, potrebbe ritorcersi contro le stesse vittime del raggiro: in sede giudiziaria, infatti, il documento potrebbe essere fatto rientrare nella legge sull’usura, con il paradossale risultato di porre l’investitore nella veste di strozzino e l’intermediario impostore in quella di usurato.
Per ora l’accusa formulata nei confronti di Castellino e Ghiso, il primo originario di Cuneo e il secondo di Cairo, rimane quella di esercizio abusivo dell’attività di intermediatore finanziario. Allo stato attuale, sta dunque al cliente dimostrare di essere stato vittima di una truffa perché, almeno sulla carta, compare come l’autore di un prestito a tasso usurario, con tutte le eventuali problematiche e complicazioni in sede di giudizio. I due falsi promotori, non a caso, facevano firmare fogli dove le aliquote superavano il tasso di usura.
I due stipulavano contratti finanziari garantendo tassi di rendimento che potevano variare dal 5 al 10% e in cambio consegnavano assegni postdatati o polizze sulla vita, ma già scadute o rimborsate, a garanzia della legittimità dell’operazione. Il tutto – sospettano gli investigatori – secondo uno schema piramidale “alla Madoff”, o meglio conosciuto come “alla Ponzi”, dove dai capitali via via accumulati (ma certo non messi a fruttare) venivano sotratte solo le somme necessarie a pagare gli interessi. Almeno 15 le persone contattate nel Savonese, una nel Milanese e una nel Cuneese. Il giro d’affari è stato quantificato dagli inquirenti in ben 3 milioni di euro.