Cronaca

Asili nido: la storia di una mamma albenganese

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[thumb:1532:l]Albenga. Vi abbiamo raccontato l’esperienza di Paola, mamma quarantenne di Varazze, alle prese con la lacuna territoriale degli asili nido. Sempre in tema di strutture per la custodia dei bambini, è la volta della storia di Enrica, albenganese, madre di un bimbo di due anni. Nel luglio 2007 la nascita del primo figlio ed Enrica, dipendente di uno studio professionale privato, cerca subito di sistemarsi in modo da rientrare a permesso di maternità obbligatoria terminato. Il piccolo al quattordicesimo mese di vita viene ammesso all’asilo nido comunale “Roberto Di Ferro”.

“Durante il primo anno di vita l’impegno sul lavoro mi ha indotto a far ricorso alla baby sitter – spiega Enrica – Baby sitter che, dalle 9 alle 12,30 e dalle 15 alle 19 per cinque giorni settimanali mi costava ben 350 euro alla settimana”. Una spesa incisiva, affrontata con il solo stipendio della donna, che prosegue: “Nel gennaio del 2009, dopo appena quattro mesi di frequenza all’asilo, la retta mensile da 220 euro passa a 250 euro. Qualcuno dirà: ‘forse 30 euro non sono poi così tanti’. Invece io credo che in un periodo in cui si fa davvero fatica ad arrivare a fine mese, in cui i soldi non bastano mai per le utenze, il condominio e il sostentamento, altri 30 euro solo per la retta all’asilo nido Di Ferro sono davvero eccessivi, perché colpiscono tutte le famiglie che nella prima infanzia del loro bambino si trovano a dover continuamente spendere per ogni necessità”.

“Possibile che, in mezzo ai tanti progetti edilizi, come il polo scolastico o il porto, non si tenga conto che le famiglie albenganesi non possono essere sempre colpite da ‘misure economiche straordinarie’ che determinano aumenti del prezzo della vita quotidiana?” si domanda la mamma ingauna. La polemica è cavalcata dal Centro Aiuto Vita, che nei giorni scorsi ha sollevato la questione dell’assenza di asili nido sul territorio provinciale ed ha anche chiesto un “provvedimento ministeriale antifannulloni” da applicarsi negli asili nido comunali, che accetterebbero soltanto bambini più grandi di tre mesi “perché – dice Eraldo Ciangherotti – richiedono da parte degli educatori statali minore impegno e supporto nell’accudimento”.

“Ho seguito spesso le polemiche lanciate dal CAV ingauno, ho letto anche i commenti che con una certa frequenza compaiono su IVG.it – osserva Enrica – Avete toccato davvero il cuore della questione: ne ho avuto certezza dopo aver letto lo sfogo della signora di Varazze che avete pubblicato e la vicenda delle due mamme lavoratrici licenziate dalla Saint-Gobain di Vado Ligure. Possibile che non si mettano le priorità delle famiglie disagiate in cima agli altri interessi economici?”.