[thumb:11208:l]Albenga. Si è svolto presso l’auditorium San Carlo di Albenga il quinto appuntamento della serie di incontri del laboratorio di analisi socio-politica promossi dal Cav-i ingauno e da Federvita. “Il mondo della donna, le politiche sociali, l’impegno nel volontariato e la sussidiarietà nel mondo femminile”: questi gli argomenti che sono stati trattati dai relatori della serata: Daniela Santanchè, segretario del “Movimento per l’Italia”, Antonietta Semeria Lanna, direttrice del Cespim di Imperia, ed Elena Strada, consigliere ingauno del direttivo dell´Uildm.
All’auditorium San Carlo, oltre ai vertici nazionali del Movimento per l’Italia guidati da Francesco Salmoiraghi, era presente anche il coordinatore regionale Luigi Ioannone. In sala anche il consigliere del Comune di Albenga, Concetta Vespo, responsabile delle Pari Opportunità. Durante la serata del quinto incontro del laboratorio di analisi sociopolitica, clima di grande attenzione per la testimonianza di Elena Strada, consigliere del direttivo dell’Uildm sezione di Albenga, che ha raccontato la sua esperienza, da disabile in carrozzella, prima nel ruolo di ortottista presso il consultorio Asl Savonese e poi di volontaria nell’associazione. Interessante e ricco di spunti anche l’intervento di Antonietta Semeria Lanna, direttrice del Cespim, che ha illustrato come in 40 anni il ruolo del mondo del volontariato sia profondamente cambiato e costituisca oggi giorno una ricchezza indispensabile che ha sopperito alle mancanze istituzionali, puntando sempre alla formazione e all’informazione.
All’onorevole Daniela Santanchè è stato proposto un intervento-dibattito sulle problematiche che oltre 25 donne di Albenga, molte delle quali presenti in sala, hanno suggerito via Facebook sulla pagina dedicata all’iniziativa. Dalle donne intervenute è stato chiesto maggiore impegno alle istituzioni locali, affinché la donna sia rispettata e tutelata davvero; maggiore prevenzione nella salute della donna ed informazione medica circa i rischi di salute della donna; maggiore sicurezza di fronte ai reati di stupro e violenza; più tutela soprattutto durante la maternità, con adeguate strutture.
Fra le altre richieste, i sussidi per le donne che decidono di non lavorare per dedicarsi interamente alla famiglia, al figlio eventualmente disabile o all’anziano infermo; la “protezione dall’aborto” con l’impegno da parte delle istituzioni a farsi carico di tutelare la maternità insieme alla madre; la costituzione di gruppi di auto-aiuto, soprattutto di fronte alla maternità, per poter sopperire alle personali difficoltà economiche e alle poche risorse investite dallo stato nel servizio alla maternità; maggiore formazione nella promozione dell’imprenditoria femminile mediante nuove tecnologie; più sostegno alle categorie femminili deboli per l’inserimento nel mondo del lavoro; maggiore formazione nel confronto con le istituzioni bancarie.
Infine, sono state suggerite agevolazioni per le donne pendolari sul lavoro, con l’istituzione degli asili nido aziendali; sussidi per le donne che decidono di rinunciare al lavoro per occuparsi della famiglia; formazione nelle fasce adolescenziali e giovanili per prevenire la dipendenza dal consumo di alcool e droga; più politiche giovanili e investimenti nello sport, più progetti per mettere i giovani “in rete” nei circuiti del sapere.
“Care donne” ha spiegato il segretario del Movimento per l’Italia, Daniela Santanchè, rivolgendosi al pubblico presente in sala, “noi siamo maggioranza assoluta essendo il 54% della popolazione nazionale. Facciamo un patto sulle vostre richieste, si vince se si sta insieme, noi possiamo vincere arrivando a traguardi impensabili se stiamo assieme perché non si vince mai da soli nella vita, nell´amore, nel lavoro, nella famiglia e tanto meno in queste sfide culturali così alte. Bisogna sostenere da un punto di vista politico e istituzionale il volontariato che ha veramente recuperato tutto ciò che lo stato non ha fatto. Le associazioni di volontariato, chi più chi meno, nella nostra nazione hanno veramente svolto un lavoro grandioso perché chissà quante sofferenze in più ci sarebbero se non ci fossero le associazioni di volontariato che si occupano degli ultimi, dei deboli, dei bambini”.
“Io credo” ha continuato Daniela Santanchè, “che la cultura nei confronti delle donne dal 1968 ad oggi sia solo peggiorata nel nostro paese, per i danni alla donna e alla famiglia, procurati dal ’68 con le rivendicazioni di tante donne scese nelle piazze italiane. Nessun cambiamento culturale dunque, se non in negativo. È peggiorata infatti la sicurezza per le donne, a riprova del fatto che in Italia ad oggi abbiamo il massimo degli stupri commessi e già solo nel 2008 sono state ammazzate 180 donne per violenze sessuali. È peggiorata pure la cultura dell’amore, questo cosa vuol dire che la parità forse dovrebbe iniziare dalla culla, che dovremmo noi mamme essere capaci di educare i figli a quella parità tanto auspicata. Manca poi una cultura della dignità della donna e di parità di genere, non per colpa degli uomini ma per colpa delle donne, per la sindrome diffusissima dell’ape regina, perché le peggiori nemiche delle donne sono proprio le donne. A Milano infatti c’è un sindaco, Letizia Moratti, donna che ha 16 assessori in Giunta, di cui una sola donna; non conosco donne Ministro attuali che abbiano donne come loro capi di gabinetto o capi dei loro dipartimenti. Allora come donna, impegnata in politica, io non credo e non accetto la contrapposizione tra uomo e donna, che dagli anni ’68 in poi ha portato alla dissoluzione della famiglia”.
“Noi donne” ha concluso Daniela Santanchè, “abbiamo un valore aggiunto che è quello della nostra differenza: per una donna avere dei figli non deve essere un ostacolo, ma una grande risorsa; accoppiare la parola aborto alla conquista, come molte mie colleghe politiche spesso fanno in tv, indica veramente che come donne dobbiamo fare ancora tanta strada. Lo dico da donna: l’aborto non potrà mai essere una conquista ma la più grande sconfitta della vita di una donna. Perché se non si riesce a dare alla luce quel figlio che si ha nel grembo, ma di che conquista vogliamo parlare?”.
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