[thumb:10202:l]Savona. E’ giunto in Cisgiordania, nel villaggio palestinese di At-Tuwani, a sud di Hebron, ed ora si sta trasferendo in un altro centro della zona per condividere le difficoltà delle famiglie palestinesi, ridurre la violenza tramite l’accompagnamento delle persone e l’interposizione nonviolenta, monitorare della situazione dal punto di vista del rispetto dei diritti umani. E’ ormai esperto di missioni di pace il savonese Guido Cremonino, dell’associazione comunità “Papa Giovanni XXIII”, che con la fidanzata Eleonora è partito nei giorni scorsi per la Palestina, in questo periodo delicatissimo e martoriato.
Tornato a casa dal suo scorso viaggio in Medio Oriente, Cremonino aveva annunciato: “La situazione nella striscia di Gaza è sempre più difficile e ci si sta aspettando il peggio”. E il peggio è arrivato: Israele e Hamas promettono di continuare a combattersi, ignorando gli appelli internazionali, mentre si contano già 850 morti in 17 giorni di conflitto. Guido Cremonino ha deciso di lasciare le comodità della sua città per tornare sul campo, là dove infuria la guerra. Con un compito: essere testimone di pace con l'”Operazione Colomba”, il progetto nonviolento di pace dell’associazione Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi.
“Dal 1995 – spiega Cremonino – partecipo ai progetti dell’Operazione Colomba: Croazia, Serbia, Kosovo, Congo, Palestina-Gaza, Palestina-Cisgiordania, di nuovo tanto Kosovo (Afghanistan e Pakistan con altra organizzazione) per dare ciò che ho: tempo, energie, attenzione, disponibilità a quella condivisione necessaria a dar dignità all’altro. Non vado ad aiutare su un jeeppone bianco lustro pieno di adesivi e alla sera non torno nel bell’albergo o attico in città a far la vita del cooperatore: condividere vuol dire avere una casa (cioè una stanza) in un villaggio di pastori palestinesi e vivere accanto a loro che resistono con nonviolenza alle aggressioni dei coloni e dell’esercito israeliano”.
“Condividere – aggiunge – vuol dire avere una casa a Gerusalemme Ovest, e collaborare con le associazioni pacifiste israeliane per denunciare quanto accade nei territori occupati, per aiutarli a far sentire la loro voce. Diciamo sempre che cerchiamo la neutralità o equivicinanza rispetto alle parti in conflitto, ma non rispetto alle ingiustizie. Possiamo restare indifferenti al fatto che chi abbiamo di fronte sia albanese o serbo, israeliano o palestinese, ma non possiamo restare indifferenti alle violenze che subisce”.
Cremonino collabora con l’associazione “Papa Giovanni XXIII” anche nel servizio di lotta allo sfruttamento della prostituzione, facendo turni di volontariato alla sera nelle vie di Genova. Da quest’anno, inoltre, ha ripreso ad indossare l’uniforme scout come capo clan del Savona 10°. Commenta: “Quando da scout diciamo: ‘per compiere il mio dovere verso Dio e verso il mio Paese, per aiutare gli altri in ogni circostanza’, mi chiedo qual è il dovere di ciascuno verso Dio, verso il Paese, verso l’altro. Per me è anche questo. Attenzione! Assolutamente non penso che sia l’unico significato, e comunque non è l’unico modo per aiutare qualcuno. E’ solo uno dei modi. E l’ho fatto mio”.