Torniamo a parlare dei vitigni del nostro territorio. L’anno scorso abbiamo visto i più “blasonati”, ma i prossimi due che andremo a leggere sono assolutamente caratteristici sia come sentori e profumi sia come radici nella nostra regione. Il testo che segue è tratto dal Libro “La Liguria in 100 Prodotti” di prossima pubblicazione. “Il vitigno Barbarossa (Barbarossa di Finalborgo). Sinonimi: Verduna o Verdona nel finalese. E’ un vitigno molto raro che ha come zone vocate le province di Savona e Genova. Ha caratteristiche foglie cotonose appena dentellate, acini di colore rosso vinoso; il grappolo permane verde fino a tutto agosto poi si arrossa successivamente. A maturità il grappolo si presenta di medie dimensioni, composto, spargolo. Cultivar di origine probabilmente toscana, importata in epoche di emigrazione diffusa, data soprattutto la presenza di vitigni omologhi in varie parti della penisola e della Francia meridionale. Veniva apprezzata in passato come uva da tavola e a duplice attitudine. Attualmente i frutti del vitigno barbarossa possono essere consumati freschi o vinificati nel locale vino Nostralino (da tavola)”.
“Esistono 4 cloni, evidenziati e differenziati, di cui due a maturazione più tardiva e denominati Verdoni. Raro è l’assaggio, ma chi l’ha provato ne serba ancora un ottimo ricordo. Anche il secondo vitigno è di origini forse toscane: il vitigno Albarola è da sempre coltivato nel Levante Ligure. Nel genovesato prende il nome di Bianchetta Genovese ed è ancora oggi coltivato sulle colline sovrastanti la città, una volta ricche di orti e vigneti. Infatti molti autori sostengono che il Bianchetta (in dialetto “Gianchetta”) sia originario della Val Polcevera (la cita anche il Maineri alla fine del 1700). Tale ipotesi è confermata dal Gallesio (1839), il quale affermò che l’uva Bianchetta è la base del vino di Coronata e la sua coltivazione inizia appunto in Val Polcevera”.
“Il grappolo ha dimensioni medio medio-piccole, è cilindro e conico, l’acino è ellissoidale, a volte deformato dalla compattezza del grappolo; proprio da questa caratteristica nel territorio di Sarzana è chiamato anche Calcatella. Nel resto del Levante ligure viene chiamata Albarola ed è il vitigno maggiormente utilizzato (almeno l’85%) per fare il vino Bianchetta del Golfo del Tigullio: un vino di colore giallo paglierino più o meno carico con lievi riflessi verdognoli. Odore abbastanza ampio, intenso, persistente, con sentori di mela, pesca e lievi di resine di conifere e finocchietto selvatico. Sapore secco ma morbido, sapido, discretamente pieno e continuo. È prevista la tipologia frizzante.Alcolicità: 11 – 12%. Come vitigno, l’Albarola è presente nei vini DOC Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà:0-40%; nel Colline di Levanto: 20-55%, nel Golfo del Tigullio: 20-70%, min. 85% con menzione del vitigno (Bianchetta genovese), nel Val Polcèvera: 60-100% (da sola o con altre uve), min. 85% con menzione del vitigno (Bianchetta genovese).