[thumb:7885:l]Vado Ligure. La situazione dell’area vadese è particolarmente esposta al rischio archeologico. E’ scritto nel parere ministeriale reso in sede di Via al Piano Regolatore Portuale, che riprende una nota della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria. Secondo gli attivisti del fronte “no Maersk”, anche questa osservazione formulata dall’organo statale non sarebbe stata recepita nell’accordo di programma per la realizzazione della piattaforma multipurpose nel bacino di Vado.
Proprio l’accordo di programma, con tutte le deliberazioni e convenzioni ad esso connesse, è nel mirino del ricorso presentato al Tar della Liguria dal comitato Amare Vado e dall’associazione Verdi Ambiente, che vorrebbero cancellarlo previa sospensione cautelare, per scongiurare la costruzione della nuova piastra multifunzionale. Gli oppositori del progetto sottolineano che l’opera “non si può condividere dal vista paesistico poiché comporta un interramento di un’estensione tale da occupare grande parte dell’intero golfo di Vado e da diventare elemento dominante del territorio circostante”. Ma, pur impegnati per lo più a contrastare l’impatto ambientale dell’infrastruttura, si dicono preoccupati anche per il rischio archeologico dell’area.
Nella porzione occidentale del territorio comunale di Vado Ligure, in parte corrispondente all’attuale centro urbano costiero, formatosi sul borgo medievale, sono posizionati importanti rinvenimenti di cui si ha notizia a partire almeno dal XVI secolo (strutture murarie, poli cimiteriali e necropoli, tratti stradali, materiale sporadico pertinenti la città romana di Vada Sabatia). Inoltre sulla fascia litoranea di Vado si trova il Forte di San Lorenzo, sottoposto a vincolo.
Gli oppositori della piattaforma citano un passaggio della nota formulata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici: “Nell’ambito delimitato dal Piano risultano comprese aree sottoposte a vincolo archeologico concentrate in particolare nel comprensorio albisolese e in quello vadese, mentre il tratto di mare antistante, con riguardo alla rada di Vado, è riconosciuto ad alto rischio archeologico. I diversi interventi previsti, comprese le numerose opere accessorie, comportando importanti lavori di scavo, sbancamento e movimentazione di terra, prospettano un impatto non indifferente sul territorio fittamente antropizzato sin dall’età antica”.
“Le molteplici e preoccupanti criticità evidenziate dall’organo statale competente in sede di Via del Piano Regolatore Portuale savonese non hanno ricevuto considerazione nell’accordo di programma impugnato né sono rimettibili alla fase esecutiva” sostengono gli autori del ricorso al Tar. Una nuova udienza al tribunale amministrativo sarà fissata dopo le feste di Natale e potrebbe tenersi entro la prossima primavera.