Politica

Albenga, la senatrice Bianconi visita il Centro Aiuto Vita

[thumb:9697:l]Albenga. Dopo aver partecipato ieri sera al secondo incontro del “laboratorio di analisi politica” su testamento biologico ed etica di fine vita all’Auditorium San Carlo, questa mattina la senatrice Laura Bianconi, vice presidente del gruppo Pdl in Senato e membro della dodicesima Commissione Igiene e Sanità, ha fatto visita alla sede del Centro Aiuto Vita di Albenga, accompagnata dal presidente del centro Eraldo Ciangherotti e dalla vice presidente Ginetta Perrone.

“Sono felice – ha dichiarato la senatrice Bianconi – che questo centro abbia la Culla per la Vita. Anch’io in Emilia Romagna mi sono battuta fortemente perché in ogni centro venisse istituito un servizio di emergenza per contrastare il fenomeno di abbandono dei neonati nei cassonetti. E’ necessario tutelare la vita dal concepimento fino alla morte naturale. E il prezioso lavoro dei volontari è uno strumento per sostenere la promozione prima ancora che la tutela della vita umana, in tutte le sue fasi, anche nella disabilità”. “Tornerò presto – ha concluso – a visitare il Centro Aiuto Vita di Albenga”.

Oltre 300 persone hanno assistito ieri sera al secondo appuntamento del ciclo di incontri organizzato dal CAV ingauno, incentrato sul tema attualissimo dell’eutanasia, alla luce delle recenti polemiche sulla sentenza della Cassazione che autorizza la sospensione dell’alimentazione e idratazione artificiale ad Eluana Englaro. Oltre alla senatrice Bianconi, erano presenti l’onorevole Paola Binetti del Partito Democratico, membro della Commissione Affari Sociali alla Camera, il professor Luca Bucci, docente di Bioetica, ed il professor Mario Melazzini, presidente dell’Aisla (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica), che ha aperto l’incontro con la sua testimonianza.

“Abbiamo deciso di parlare di testamento biologico per diverse ragioni, ma soprattutto perché crediamo che questo argomento necessiti di essere chiarito e sviscerato” dice Eraldo Ciangherotti, che aggiunge: “Il testamento biologico non è una soluzione accettabile per risolvere questi problemi. Il malato non ha paura dell’accanimento terapeutico. Coloro che spingono per l’eutanasia ricorrono a questa espressione nel tentativo di voler raffigurare pazienti sottoposti a cure impossibili, costretti a dover patire dolori atroci, condannati a catene di sofferenza. Non è così. Il malato il disabile, colui che soffre, ha paura di essere abbandonato dalle Istituzioni prima ancora che dai medici”.

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