[thumb:9444:l]Alassio. Non hanno una pista privilegiata gli inquirenti che cercano di far luce sulla morte di Alina Nutica, la giovane prostituta romena il cui cadavere è stato ritrovato in fondo ad una scarpata sulle colline tra Alassio e Villanova d’Albenga. I primi elementi utili alle indagini sono arrivati dall’autopsia svolta all’ospedale Santa Corona. Il dottor Andrea Leoncini, dell’istituto di medicina legale dell’Università di Genova, ha rintracciato sulla salma numerose lesioni al viso e al capo, la frattura del collo e del naso, lo sfondamento della mascella e della base cranica.
La diciottenne sarebbe stata colpita ripetutamente con “un corpo contundente spigoloso”, ha precisato il procuratore capo Vincenzo Scolastico, probabilmente, ha aggiunto, “una pietra o un ferro”. Le modalità dell’omicidio, che attendono ancora di essere ricostruite, per ora rimandano a due ipotesi principali: delitto a sfondo sessuale compiuto da un cliente o vendetta del racket della prostituzione. Variazioni sul tema e altre supposizioni contribuiscono a rendere il quadro ancora più confuso.
La giovane, madre già all’età di quindici anni di un bimbo lasciato in Romania, era arrivata due anni fa in Italia e si prostituiva nel tratto di Aurelia tra Albenga e Ceriale. Secondo le colleghe, con le quali tuttavia non aveva mai stretto particolare amicizia, era molto apprezzata dalla clientela. Stando a quanto si è appreso sinora, la ragazza non aveva un “protettore” e potrebbe forse aver dato fastidio agli sfruttatori abituali delle lucciole della Piana ingauna. Ma tanto da scatenare una ritorsione finita nel sangue?
Sempre in base all’esame autoptico eseguito dall’anatomopatologo, la giovane lucciola sarebbe stata trasportata in località Caso, sulle alture alassine, e gettata nel dirupo ancora in vita. Con tutta probabilità il delitto è avvenuto in un luogo diverso da quello dove poi è stato ritrovato il cadavere della vittima. Il decesso, sempre secondo gli accertamenti, risalirebbe ad un momento compreso tra le 23 e le 3 del mattino di giovedì. Altro elemento che si potrebbe rivelare utile all’analisi degli investigatori: alcune impronte ritrovate sugli indumenti della diciottenne, che aspettano di essere passate al vaglio del microscopio.
Con riferimento alla morte misteriosa della passeggiatrice, la Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi ha colto l’occasione per rinnovare l’appello al presidente del consiglio e al ministro Carfagna “affinché l’orrore della prostituzione per strada venga con urgenza fermato attraverso un decreto legge”. “Le schiave – si legge in una nota della comunità – non possono aspettare e il sangue di queste vittime continua a macchiare la coscienza dei benpensanti, di coloro che deridono questi fenomeni e di coloro che hanno responsabilità istituzionali e continuano a polemizzare invece di agire”.
