Bagarre

Finale Ambiente, minoranza all’attacco in Consiglio comunale: “Causa civile solo rimandata”

Il sindaco e la maggioranza hanno difeso l'operato di Finale Ambiente convinti in una risoluzione positiva della vicenda

Finale Ambiente Finale Ligure

Finale Ligure. Il caso di Finale Ambiente e la controversia sull’acquisto del nuovo capannone ha tenuto banco nel corso del Consiglio comunale di Finale Ligure. L’opposizione è andata all’attacco del Comune e del CdA, ribadendo la gravità della situazione per la partecipata finalese: “La risoluzione della controversia con la proprietà diffusa dal sindaco sui social è effimera. La società San Michele non ha ritirato la causa civile contro Finale Ambiente, ha solo concesso due mesi di tempo per concludere l’acquisto, impegnandosi a non presentarsi all’udienza del giudice fissata il 10 di novembre per ottenere il rinvio dell’udienza” ha precisato il consigliere comunale Simona Simonetti.

“Quindi se si verificherà qualsiasi ritardo o impossibilità all’acquisto la causa si terrà e potenzialmente questo ricorso può far fallire la società. Siamo sempre stati contrari a questo acquisto e potrebbe ancora non realizzarsi: la banca potrebbe non concedere il leasing e/o la conferenza dei servizi potrebbe non approvare il progetto” ha aggiunto nel corso della vivace discussione durante il parlamentino finalese.

“L’imperizia e la temerarietà del CdA in questa vicenda sono evidenti: ha sottoscritto un termine per l’acquisto che non è riuscita a rispettare, ha dovuto pagare 4.000 euro di affitto perché nel mese di agosto non aveva più il permesso della proprietà di usare il bene in oggetto; in conseguenza dell’inettitudine del CdA la proprietà è ricorsa alla giustizia civile per cui pende sulla società una causa che potenzialmente potrebbe farla fallire”

La minoranza compatta ha chiesto che il “Consiglio comunale richieda al CdA di rassegnare le dimissioni; che i 4.000 euro di affitto, e tutti gli oneri dovuti all’imperizia non gravitino sulla società ma siano rimborsati dal CdA. E 4.000 euro sono una piccola cifra per il bilancio della società, ma il fatto che gli sbagli non siano pagati dalla collettività inconsapevole ma dai responsabili è un principio fondamentale dal quale non si può derogare.

“La maggioranza ha respinto le richieste della minoranza difendendo il Cda, ma così facendo, purtroppo, non ha difeso i cittadini” conclude il consigliere Simonetti.

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